Quando è scoppiato il conflitto abbiamo deciso di portar fuori i bambini dal paese e siccome gli uomini non possono lasciare l’Ucraina ci siamo avviate senza di loro. Con i miei 4 figli e il figlio della figlia maggiore di Natascha ci siamo dunque diretti verso il confine con la Polonia.
Sapevamo che sarebbe stato difficile lasciare l’Ucraina, ci avevano avvertiti che ci sarebbe stata folla alla frontiera con la Polonia. Ma, malgrado questo, siamo rimasti scioccati man mano che ci avvicinavamo al confine. C’era una colonna d’auto ferme di almeno 30 km e si poteva accedere alla dogana soltanto a piedi. Almeno 2000 persone erano in attesa – tutte donne con bambini. Questi rimangono in attesa per giorni senza alcuno posto dove sedersi. La dogana apre soltanto 2-3 ore al giorno e lasciano passare talvolta meno di 100 persone. Quando hanno aperto la barriera dicendo che avrebbero lasciato passare soltanto 250 persone è scoppiato il caos tra la folla di donne e bambini che si sono precipitati in avanti, sperando di riuscire a passare per primi. Ho davvero avuto molta paura di perdere i miei figli nella calca o che il mio figlio minore cada e sia calpestato. I bambini cadevano, gridavano, la folla spingeva… la polizia non ha alcun controllo sulla situazione. Ho davvero avuto molta paura. Era notte fonda, 22hr, quando ci siamo ritrovate, insieme a 500 donne, davanti a uno sportello per ricevere un timbro sui nostri passaporti ucraini.
Il tempo s’allungava, eravamo tutti sfiancati dalla stanchezza. La temperatura: -3°C. dopo un ‘ora non sentivamo più né mani, né piedi. Il mio figlio di 4 anni aveva molto molto freddo. Gli ho ceduto le mie calzette ma non bastava a riscaldarlo. La nostra figlia maggiore era là con il proprio bambino di 4 anni. Lei l’ha portato in braccio per tutto il tempo. È soltanto alle 3 di notte che siamo finalmente potuto uscire dal territorio ucraino. I guardia-frontiera polacchi ci hanno dato coperte nelle quali avvolgere i bambini, per ripararli dal freddo. Abbiamo anche ricevuto panini farciti e tè caldo. Abbiamo trovato posto in un bus riscaldato che ci ha condotti alla stazione polacca. Mio figlio piccolo ha detto: non dimenticherà mai questo viaggio da incubo.